Afrodite Sosandra: La Dea dell’Amore e del Mistero

Che la si chiami Afrodite o Venere, lei è la dea dell’amore sensuale e della bellezza; la dea raffigurata senza veli che si mostra in tutto il suo splendore fisico. Che sia nata da Zeus oppure, come Botticelli dipinge, dalla spuma del mare, Afrodite porta con sé una miscela inebriante di fascino e di maliarda sensualità.

La nascita dalle onde marine viene legata all’etimologia del nome, dal greco aphros (“schiuma”); oppure potrebbe avere origini fenice, Ashtaroth, nome di una dea simile all’Ishtar babilonese, se non addirittura orientali, dall’assiro Bariritu, che dall’accadico barārītu significa “notte” o “crepuscolo”. Questa divinità, infatti, nacque dalla mescolanza di culture diverse, orientali e occidentali, e la sua venerazione, tanto come entità marina che celeste, si diffuse in tutta l’area del Mediterraneo. La principale via di diffusione furono le città sul mare e i porti. Il culto di Afrodite, viaggiando per mare, travalicò i confini imposti dagli uomini.

Nei porti di Corinto, Atene, Siracusa, Cnido furono innalzati templi per venerarla. Alla dea erano associati anche nomi legati ai commerci e alla navigazione. Abbiamo Afrodite Pelagia (del mare) o Afrodite Euplea (della buona navigazione). E nell’agorà di Atene era presente un tempio dedicato ad Afrodite Pandemos, ossia colei che aveva unificato il popolo.

Oggi, però, voglio parlarvi di una Afrodite diversa, più antica delle Veneri classiche ed ellenistiche, così come di tutte le raffigurazioni che ci vengono in mente mediate dall’arte rinascimentale e barocca: l’Afrodite Sosandra, ossia “Salvatrice di uomini” (dal greco sozein, salvare, e andres, uomini). Lo si nota subito: la dea qui è completamente vestita, un lungo e pesante himation, un ampio mantello, la ricopre da capo a piedi. Il braccio destro ripiegato sotto la stoffa crea una piega quasi architettonica aggiungendo maestosa imponenza a questa statua a dir poco insolita e magnetica.

Già, perché Afrodite, qui, si nasconde alla vista, ammantandosi letteralmente di pudicizia e mistero.

Dell’opera si conoscono una ventina di copie marmoree di età romana, tra cui corpo senza testa e un busto al Louvre, una testa conservata presso la collezione archeologica dell’Università di Pavia, nonché un frammento della testa all’Antiquarium del Palatino a Roma.

L’esemplare più conosciuto è oggi esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e proviene da Baia (località di villeggiatura molto amata dalle élites di epoca romana imperiale). Quelle giunte sino a noi sono tutte copie in marmo di epoca romana. L’originale, invece, era una statua bronzea realizzata da Kalamide tra 470 e 460 a.C., e doveva trovarsi sull’Acropoli di Atena in prossimità dei Propilei. Stando ad alcune voci, parrebbe addirittura che l’artista volle raffigurare Aspasia di Mileto, la seconda moglie di Pericle, che per lei perse completamente la testa. Donna di grande carisma, amica di artisti e filosofi, Aspasia, giunta da una terra straniera, divenne la prima consigliera del marito, grande condottiero, e figura di spicco nel panorama culturale della democrazia ateniese. on Pericle (e Aspasia al suo fianco) L’esemplare più conosciuto è oggi esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e proviene da Baia (località di villeggiatura molto amata dalle élites di epoca romana imperiale). Quelle giunte sino a noi sono tutte copie in marmo di epoca romana. L’originale, invece, era una statua bronzea realizzata da Kalamide tra 470 e 460 a.C., e doveva trovarsi sull’Acropoli di Atena in prossimità dei Propilei. Stando ad alcune voci, parrebbe addirittura che l’artista volle raffigurare Aspasia di Mileto, la seconda moglie di Pericle, che per lei perse completamente la testa.

Donna di grande carisma, amica di artisti e filosofi, Aspasia, giunta da una terra straniera, divenne la prima consigliera del marito, grande condottiero, e figura di spicco nel panorama culturale della democrazia ateniese. Con Pericle (e Aspasia al suo fianco), mai Atene fu più splendida: era l’Atene di Fidia, di Socrate, di Platone, di Euripide.

Si tratta di uno degli esempi più famosi della scultura greca di stile severo, che qui si declina in una compostezza dell’espressione del viso e soprattutto nel panno che chiude tutta la figura celandone completamente l’anatomia e lasciando alla luce la possibilità di scivolare morbidamente sugli ampi piani del tessuto. Come non soffermarsi, poi, sulle delicate pieghettature della veste sottostante che accarezza i piedi? Sembra di percepire il differente peso delle stoffe, il netto contrasto con il manto di panno che la ricopre rendendola quasi simile a una colonna e conferendole una monumentalità ancor più evidente e divina.

Soffermiamoci ora sul volto: austero e dolce allo stesso tempo, quasi una Madonna ante litteram. Un viso dal sapore magnogreco, con la mandibola forte, il mento squadrato, le labbra carnose ben disegnate e gli occhi grandi dalle palpebre spesse e marcate. I fitti capelli ondulati quasi “esplodono” dal pesante mantello suggerendo una potente femminilità volutamente celata ma non repressa. Fiera e delicata, questa straordinaria Afrodite emana un magnetismo vibrante cui difficilmente si può restare insensibili. O almeno, per me è sempre stato così!

Più che bella, bellissima! Ancor più di molte Veneri successive, la Sosandra riecheggia la luna, splendida e irraggiungibile, che qui si lascia pudicamente ritrarre nel suo essere coperta: il volto conferisce all’insieme un’incredibile solenne luminosità; il gesto nascosto accentua la monumentalità; il braccio proteso in avanti in un gesto di apertura, con la mano che, probabilmente, poteva reggere una colomba, simbolo della dea, o il famoso pomo della Discordia regalatole da Paride.

«Calamide l’adornerà della verecondia della sua Sosandra e di quello stesso sorriso dignitoso e lieve.», così si espresse lo scrittore greco Luciano di Samosata nel II secolo d.C. .

Tutti noi abbiamo un’idea di Afrodite seducente e femminile, traboccante di grazia e femminilità che ci proviene dalle numerose versioni che costellano la storia dell’arte, a partire da Prassitele che, per primo, raffigurò la dea nella sua sfolgorante nudità.

L’insolita austera bellezza dell’Afrodite Sosandra, cui viene tributato un culto salvifico, si esprime così nella nobile compostezza di una divinità benevola approdata in terra ellenica o dalle spume marine o dalle sfavillanti costellazioni della volta celeste.

Come non pensare all’immagine della Santa Vergine nel suo appellativo di Stella Maris: un’iconografia tra onde e stelle che molto riecheggia l’antica Afrodite…

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