Celtica. Tra mito, storia e leggende nella terra della Grande Orsa

“Oh sorgete, soffiate impetuosi,

venti d’autunno, su la negra vetta;

nembi, o nembi, affollatevi, crollate

l’annose querce; tu torrente, muggi

per la montagna, e tu passeggia, o Luna,

per torbid’ aere, e fuor tra nube  e nube

 mostra pallido raggio…”

 I versi del leggendario bardo Ossian, anche noto come l’ “Omero del Nord”, dipingono perfettamente lo scenario naturale e culturale che anche quest’anno, per la 19ma edizione, vedrà lo svolgersi di Celtica 2015, dal 2 al 5 luglio.

La natura grandiosa dell’alta Val Veny di Courmayeur viene quasi ritratta dal canto ossianico: la “negra vetta” sembra infatti richiamare l’aguzzo profilo della scura Aiguille Noire e, al di là del riferimento all’autunno, spesso le serate estive ai piedi del Monte Bianco riservano temporali, vento e rincorrersi di nubi. Ma anche questo non fa che accrescere il fascino del luogo. Un luogo dove è quasi possibile percepire il divino. Il divino della Natura, da sempre venerata sin dalla più remota notte dei tempi e assiduamente celebrata dagli antichi Celti. Non è un caso, se ci pensiamo, che il nome stesso della vallata, Veny, deriva dal celtico Penn, il dio della montagna, venerato sulle alture e non solo in Valle d’Aosta, dove ha dato nome anche alla Valpelline e all’Alpis Poenina, ossia il Gran San Bernardo. Lo ritroviamo anche sugli Appennini e, per citare un altro esempio, in Val Venosta.

Montagne divine, potenza della natura. Il Monte Bianco quasi diventa una Montagna sacra e ai suoi piedi, nel fitto bosco del Peuterey, anche quest’anno Celtica radunerà amici provenienti da tutta Europa.

Fate, druidi, gnomi, folletti; la magia delle arpe, la poesia dei violini, il rombo dei tamburi.

Celtica è musica, festa, incontro, magia.

Ma Celtica è anche cultura perché sin dal 1997, suo anno di nascita, vuole celebrare l’antica e autentica cultura celtica. Una cultura originatasi nell’Età di Hallstatt (XIII-VI secolo a.C.) e progressivamente cresciuta e diffusasi fino all’epoca di La Tène (V-I secolo a.C.), che ha lasciato tracce profonde e indelebili anche durante il periodo della dominazione romana fino all’Alto Medio, soprattutto irlandese, quando gruppi di monaci coraggiosi attraversarono la cupa Europa del tempo per fondare monasteri e diffondere la loro secolare cultura trascrivendo le antiche saghe celtiche e producendo preziosi codici miniati. Una cultura che si può ritrovare nei nomi dei luoghi, delle famiglie, ma anche nelle fiabe, nelle leggende, nelle musiche e in tante tradizioni passate nelle consuetudini e nel folclore di un popolo. L’Europa dei Celti è stata una prima Europa unita da una matrice culturale comune dalle coste rocciose della selvaggia Galizia, fino alle erbose colline inglesi; dalle tormentate sponde atlantiche di un’Irlanda nebbiosa e fatata, terra dei Tuatha De Danann, fino alla misteriosa Galazia turca, madre di stirpi guerriere.

VALLE D’AOSTA CELTICA

La piccola Valle d’Aosta si colloca quasi al centro di questo immenso territorio attraversato per secoli da tribù celtiche, guerrieri e mercanti. E i Celti possono essere rintracciati anche qui, nella terra della Grande Orsa, così chiamata per il suo particolare profilo che parrebbe delineare proprio un orso, animale sacro e regale il cui culto affonda le sue radici sin nella più lontana Preistoria dell’uomo. E’ noto, infatti, che prima dell’arrivo dei Romani, la Valle era abitata dai Salassi, popolo nato dalla fusione tra antiche tribù liguri e nuove genti celtiche arrivate d’Oltralpe e dall’Europa centro-orientale. Un popolo citato dagli storici greci e latini, e presente anche sull’epigrafe del Trofeo delle Alpi di La Turbie (tra Mentone e Nizza): un monumento onorario voluto dall’imperatore Augusto per ricordare tutti i popoli alpini sconfitti. Un popolo che ha lasciato diverse testimonianze sul difficile territorio valdostano: si pensi ai villaggi in quota, come quello alle pendici del Mont Tantané in Valtournenche, o al castelliere di Lignan, posto su un’altura boscosa nei pressi dell’Osservatorio astronomico regionale. Per non parlare dei recenti ritrovamenti nell’area lungo viale Ginevra ad Aosta, che hanno restituito i resti di un circolo di pietre il cui diametro parrebbe superare i 130 metri e di una tomba a tumulo al cui interno sono stati rinvenuti i resti umani di un giovane uomo con armi denominato “il guerriero celtico”. Tali ritrovamenti, infatti, si collocano in un orizzonte cronologico tardo halstattiano (tra 800 e 600 a.C.).

E dopo l’arrivo dei Romani? Di certo bisogna abbondantemente ridimensionare alcune vecchie letture in base alle quali i Salassi vennero tutti (!!) uccisi, trucidati o venduti come schiavi a Eporedia. Diverse infatti le testimonianze (si pensi innanzitutto alla nota epigrafe dei “Salassi incolae esposta al MAR di Aosta) e gli indizi (sempre perlopiù di natura epigrafica) che ci raccontano di come questa popolazione autoctona si fuse coi nuovi arrivati. A tale proposito mi piace immaginare i Salassi romanizzati di Augusta Praetoria come il “Guerriero di Vachères” (a proposito di guerrieri), datato al I secolo a.C., esposto al Museo Calvet di Avignone: pettinatura e rasatura perfettamente romane, ma torques e scudo oblungo di foggia celtica!).

Già, gli splendidi torques (collane girocollo), le raffinate armille (bracciali) in bronzo o in vetro, le spille per abiti e quei recipienti ceramici ritrovati nei tanti corredi funerari salassi portati in luce anche tra queste montagne…quante storie possono raccontarci!

Ecco perché Celtica in Valle d’Aosta. Per le origini più lontane delle genti di queste montagne e per il ruolo di crocevia da sempre ricoperto da una regione la cui lunga storia è segnata da continui transiti di genti, lingue e culture.

Abbandonatevi quindi alla magica atmosfera di un evento in cui si mescolano realtà e fantasia; storia e leggenda.

Quando vi aggirerete tra i pini secolari del Peuterey, dopo esservi fermati in contemplazione davanti al menhir e aver celebrato la notte intorno ad un immenso falò, allora forse inizierete ad entrare nella dimensione di Celtica. Ascolterete la voce sottile delle fate del lago Miage e di quelle intrappolate nei ghiacci eterni della Brenva; assaporerete il gusto antico del sidro, dell’idromele e della cervogia, antenata della moderna birra; resterete affascinati dall’intreccio soave delle note dell’arpa; vi farete trascinare dal ritmo vorticoso delle danze irlandesi, quelle stesse danze che elfi e fate intrecciano nei boschi al chiar di luna, presso le fonti o ai piedi delle colline, loro secolari, verdeggianti dimore.

Dalla Val Veny e Courmayeur fino ai dolci meleti di Jovençan; dal calore termale delle acquedi Pré-Saint-Didier fino ad Aosta, città bimillenaria. Questi i luoghi di Celtica nell’estate 2015.

Un lungo mantello, un torques al collo, una corona di fiori tra i capelli e… sarà subito magia!

Stella

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