










E questi sono solo alcuni dei musei archeologici tra i migliori in Europa.
Ebbene, vi sembra ancora così inguardabile, così brutta, così vergognosamente sovradimensionata e inappropriata l’Area Megalitica di Aosta? Sì? Beh, sui gusti personali di ognuno certo non voglio entrare, ma vorrei solo spingervi a riflettere su come ormai da alcuni anni, se non di più, la tendenza sia quella di inserire e musealizzare siti archeologici, in particolare preistorici e protostorici, in contenitori dal sapore nettamente futuristico che volutamente contrastano con quanto li circonda.
Questo perché? Perché l’intento è di segnalare incisivamente la presenza di testimonianze assai diverse dalla nostra quotidianità, dalla nostra rassicurante “comfort zone”. Testimonianze provenienti da un mondo lontano se non remoto, da civiltà che si credevano perdute ma che ancora vogliono raccontarci qualcosa di loro, da epoche decisamente diverse, “altre” dalla nostra.
Ecco che i contenitori sono filosofia fatta architettura, sia all’esterno che all’interno.
Esternamente con forme e materiali spesso inusuali, stravolgenti, futuristiche, scabre, taglienti, essenziali. In fondo, scusate, ma cosa c’è di più essenziale, sobrio, basico e concettuale del passato più remoto? Quali forme sono giunte a noi da quelle epoche?
Quanto ancora riesce a sconvolgerci la preistoria coi suoi linguaggi spesso criptici e per nulla immediati?
Per non parlare degli interni. Rampe improvvise e pozzi del tempo da cui riemergere con percorsi a spirale, a zigzag o concentrici. Linee, a volte spezzate, a ricordo della lunga e non semplice evoluzione umana. Giochi di luce,di specchi e di riflessi perché in questo modo siamo chiamati a confrontarci con quello che dopotutto è il nostro stesso passato, con quelli che altro non sono che i nostri antenati più visceralmente lontani.
Giochi inattesi di luci, ombre, lampi e buio. Il lento ma continuo ed inesorabile scorrere delle stagioni, delle costellazioni, dei giorni e delle notti, dei soli e delle lune. Albe millenarie e tramonti senza fine su vestigia apparentemente fredde e mute ma dall’eloquente, sebbene enigmatico, silenzio.
E’ su tutto questo che edifici del genere, così disorientanti e impattanti vogliono giocare.
E cosa c’è di più simile alla Preistoria dell’Arte Contemporanea, coi suoi tagli, le sue nude geometrie, i suoi sconcertanti accostamenti, la sua difficile essenzialità?
Lo ha cantato persino Francesco Gabbani un paio di Festival di Sanremo orsono: “Contemporaneo come l’uomo del Neolitico” e non è solo uno scherzo o una similitudine azzardata da tormentone radiofonico.
Scusate, ma cosa c’è di più essenziale e nudo di più splendidamente ed eloquentemente concettuale, di più decisamente contemporaneo di una stele?!
Stella
Se gli altri costruiscono mostri di cemento non e’ che siamo giustificati anche noi. 50 milioni di Euro, e ora genera solo debiti perche’ ci vanno in pochissimi a vederlo. Sarebbe bastata una struttura molto piu’ leggera ed ecologica, invece di questo sarcofago claustrofobico.
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Ogni opinione è rispettabile. Mio intento era far riflettere su come da alcuni anni a questa parte l’architettura interpreti e riproponga il passato, specialmente quello più remoto.
Inizialmente nemmeno a me piaceva ma girando, documentandomi e cercando di capire e approfondire le motivazioni alla base di certe scelte, ne ho ricavato un sunto che con piacere ho voluto condividere.
Grazie cmq per il suo riscontro.
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