#OltreConfine a Vaison. Inaspettate “vacanze romane” al profumo di lavanda.

Queste magnifiche giornate, più miti e più lunghe, la luce diversa, gli alberi in fiore, i prati sempre più verdi mi hanno fatto tornare alla mente una terra che io adoro: la Provenza!

#OltreConfine ci porta in Vaucluse nella splendida civitas di Vaison-la-Romaine che, come in un perfetto quadro impressionista, incastonata in un paesaggio pennellato nei toni del giallo ocra, del lavanda, del verde e dell’azzurro, si apre tra le colline e la pianura attraversata dal torrente Ouvèze.

Vigneti, uliveti, campi di lavanda e girasoli… colpi di luce talvolta accecanti in questa terra meravigliosa dove spesso si vorrebbe non solo trascorrere una vacanza, ma un’intera vita.

Le case rosate di Vaison emergono nella piana dominata dal Gigante di Provenza, quel Mont Ventoux cantato dal Petrarca (dopo aver ripreso fiato perché, a quanto dice, la salita lo sfiancò!): verso nord scruta le vette alpine; verso sud, strizza l’occhio alle onde mediterranee: tra monti e coste, dalle nevi alle onde seguendo antichi tracciati preistorici, protostorici, romani e medievali che hanno disegnato un sorprendente e vasto territorio liaison tra Italia e Francia.

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Siamo nel dipartimento del Vaucluse, dicevamo, nella terra che in antico corrispondeva alla provincia romana della Gallia Narbonense. Vaison-la-Romaine, ossia Vasio Vocontiorum, civitas foederata di Roma, ci restituisce oggi l’area archeologica aperta al pubblico più vasta e meglio conservata di Francia: ben 15 ettari a cielo aperto armonicamente inseriti in un contesto urbano e paesaggistico dalla bellezza quasi commovente. Tutta la poesia della dolce Provenza con oltre 2000 anni di storia alle spalle!

Vasio (derivante probabilmente da una radice celtica col significato di “sorgente”): forse un oppidum della tribù celtica dei Galli Vocontii, in merito ai quali l’enciclopedista “tuttologo” Plinio il Vecchio cita un particolare vino dolce e leggermente effervescente davvero squisito! Ci racconta che i Vocontii conservavano il segreto di conferire a questo vino la giusta effervescenza, pare, lasciandolo per lungo tempo nell’acqua fredda dei torrenti…Che sia l’antenato dello champagne?!

I Vocontii fanno la loro comparsa nel IV secolo a.C. calando da nord; la regione a loro piace molto (non mi sorprende!) e decidono di stabilirvisi creando due “capitali”: Vasio, appunto, e Lug (attuale Luc-en-Diois). Roma conquista queste terre tra il 125 ed il 118 a.C. e, in breve tempo, le due cittadine diventano i centri più floridi dell’intera Narbonense, come del resto ci racconta lo storico Pompeo Trogo.

L’Ouvèze, in passato navigabile, divide la città in due parti: la città alta, nata nel Medioevo intorno al severo maniero dei conti di Toulouse, vero gioiello rimasto apparentemente fermo al XIII-XIV secolo! E la città bassa, sorta e sviluppatasi sui resti del centro romano che, tuttavia, dopo le campagne di scavo di inizio Novecento, per ben 15 ettari fanno bella mostra di sé tra le case, accanto alle chiese, nei giardini…

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Il centro moderno è a dir poco delizioso. Domina una calda e rassicurante luce rosa-dorata che accende i colori degli innumerevoli vasi e balconi ridondanti di fiori. Piccoli vicoli ombreggiati conducono a piazzette “gioiello” spesso con fontana, sempre rivestite di fiori. Negozi carinissimi e ristorantini accattivanti occhieggiano tra piante di pomodori, aglio e cipolle; i profumi del timo, dell’origano e dell’immancabile lavanda vi accompagneranno ovunque!

Ma iniziamo a dedicarci all’aspetto più strettamente culturale.

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La mia visita era partita con l’area della Villasse, corrispondente ad un ricco quartiere residenziale (con magnifiche domus) e commerciale (con botteghe e porticati). Le tabernae si aprono su un tratto del Kardo Maximus diretto alle vicine terme. Degne di interesse due dimore patrizie: la Domus del Busto d’Argento e la Domus del Delfino. La prima, costruita all’inizio del I sec. d.C., raggiungeva una superficie totale di ben 5000 mq ed è la più vasta ed imponente dimora romana di tutta Vaison al momento messa in luce. La seconda, così chiamata in seguito al ritrovamento di un piccolo delfino in marmo, venne abbellita ed ingrandita nel corso del II secolo d.C.; sul retro, lato sud, uno splendido giardino con piscina. Residenze di lusso, senza dubbio!

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Altro sito imperdibile è quello chiamato del Puymin. In posizione leggermente sopraelevata, ospita altre dimore di pregio, un santuario e, udite udite, un fantastico edificio teatrale!

2000 i mq di superficie (solo parziale!!) ad oggi noti per la Domus dell’Apollo laureato, con un tablinum incredibile dal pavimento a marmi policromi affacciato sul peristilio. Per non parlare dell’immensa Domus della Pergola che raggiunge i 3000 mq (e anche questa non è stata scavata del tutto!). Il nome le deriva dal pergolato che caratterizza un amplissimo triclinium estivo affacciato sulla corte centrale. Una zona sud prettamente residenzial-suntuaria (dotata anche di balnea privati) ed una a nord dalle funzioni rustiche e di servizio (un pò come nella Villa della Consolata di Aosta).

E ancora, la visita prosegue con un vasto ed arioso santuario costituito da un periptero porticato aperto su un giardino con vasca centrale. Da qui si può accedere ad un quartiere artigianale.

Ma il “pezzo forte” del Puymin è lui, il teatro! Tutelato come “monumento storico” sin dal 1862, si tratta di un superbo esemplare di epoca claudia realizzato scavando il versante settentrionale della collina del Puymin, cosa che ha assicurato al teatro un’ubicazione al riparo dai venti e, allo stesso tempo, fresca ed ombreggiata. Ulteriormente oggetto di abbellimenti nel II e nel III d.C., si pensa venne distrutto dopo l’emanazione dell’editto di Onorio nel 407 d.C. quando tutte le statue di dei e imperatori che ne ornavano la scaenae frons furono abbattute e/o volutamente sepolte. Durante il Rinascimento del teatro si conoscevano soltanto due arcate, uniche testimoni della grandezza passata. Oggi la cavea con le sue 32 gradinate è stata radicalmente ricostruita, ma il teatro è vivo e vissuto, splendida sede di eventi, spettacoli e manifestazioni.

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La cavea del teatro romano (da http://www.monumentum.fr)

Terra di Provenza. Una terra dove “romano” (in francese “romain”), va a braccetto con “romanico” (in francese “roman”). Due termini che nel gallico idioma sono separati e distinti solo da una semplice “i”. Due aggettivi che rievocano due epoche imprescindibili, due culture sfavillanti che forse qui più che altrove hanno saputo avvicinarsi e fondersi. Non di rado infatti accade che una cattedrale romanica altro non sia che il magnifico risultato, architettonico ma anche fortemente ideologico e simbolico, di sapienti e mirati reimpieghi dell’età di Roma.

E anche a Vaison vi consiglio di visitare la suggestiva cattedrale di Notre Dame de Nazareth col suo poetico chiostro; un luogo dello spirito dove fermarsi a guardare fuori ma soprattutto dentro di sé. Un luogo di silenzio e di pace dove la luce potente del Sud si infrange tra le arcate e le colonnine rimbalzando sulle bifore e saltellando sulle mostruose creature che ornano stipiti e portali.

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La facciata della Cattedrale di Notre Dame de Nazareth a Vaison (da http://www.vaucluse-visites-virtuelles.com)
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Il chiostro di Notre Dame de Nazareth (S. Bertarione)

E ancora il Museo Archeologico “Theo Desplans”. Non grande ma assai curato, luminoso, coinvolgente e con reperti di notevole interesse che ben raccontano i fasti passati di una cittadina dall’economia fiorente e vivace, per quanto vi sia esposto meno della metà di quel che ci si aspetterebbe… Ci viene detto, infatti, che nei secoli le collezioni sono andate disperse e che reperti provenienti dagli scavi di Vaison sono finiti in tutti i musei di Francia e anche oltre oceano! A tale proposito un’associazione locale ha creato un sito che consente di sapere dove questi si trovano e dove andarli a ricercare.

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Sala della statuaria

Vaison, Vasio Julia Vocontiorum. Una perla di Provenza che ben fa il paio con la forse più conosciuta Orange. Una terra dai forti contrasti dove il mare si perde nei monti e l’azzurro si confonde col verde, dove la dolcezza dei campi fioriti quasi improvvisamente lascia spazio alla rude severità delle rocce calcaree e dei manieri arroccati. Contrasti che, forse, stando a recenti studi storici, si possono persino ritrovare nella prosa del grande storico Tacito di cui si vociferano origini galliche. In effetti, a ben pensarci, la sua lucida analisi di un impero che pur nella sua struttura centralizzata doveva saper fare i conti con l’elemento “barbaro” forse è frutto di un gallo romanizzato piuttosto che di un autoctono romano purosangue… chi lo sa…

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Vi lascio quindi con questa poesia di Provenza e con questi colori negli occhi; ma soprattutto con la voglia di trascorrere delle “vacanze romane” molto particolari nella terra che venne a buon titolo definita sempre dal nostro amico Plinio Italia verius quam provincia”.

Stella

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