Tutto cominciò da un nuraghe e… dai lentischi!

Buongiorno amici!

Stamattina ho voglia di raccontarvi come tutto è cominciato..o meglio, quel’è stato il mio primo scavo… Ero al 2° anno di università ma d’estate non mi era possibile partecipare alle campagne organizzate dall’Ateneo per noi studenti perché lavoravo (obbligata, altrimenti…): facevo “la stagione” a Courmayeur..allora ho pensato di risolvere questo mio folle desiderio di “picco e pala”diversamente.

Era settembre 1996 (non metto foto perché ero..impresentabile!!). Sulla nota rivista “Archeologia Viva” noto un annuncio: campagna di scavo a “Nuraghe Mannu, in comune di Dorgali (NU) con l’ESIT (Ente Sardo Industrie Turistiche)…pagando, naturalmente… Non importa! Tanto avevo lavorato tutta l’estate, quindi le mie “vacanze” me le sarei fatte a modo mio e a spese mie! Ecco, il “battesimo” sul cantiere è stato questo: 2 settimane in questo meraviglioso villaggio nuragico affacciato panoramicamente sul mare!

All’inizio non sapevo neppure da che parte girarmi…Oltretutto durante il primo anno di università avevo volutamente iniziato con tutti gli esamoni fondamentali (Italiano 1, Latino 1, Greco 1, Storia Greca, Geografia, Glottologia, et alia mirabilia)…niente archeologia ancora…me li sarei tenuti per dopo! Prima volevo togliermi le cosiddette “mappazze”!!

Che si fa? Beh, si tagliano i lentischi!!! Dio mio..una fatica improba!! Il lentischio (pistacia lentiscus) è un simpatico arbusto sempreverde, aromatico, tipico della flora mediterranea e da secoli utilizzato nella medicina tradizionale sarda. Questa pianta è tenace (fingi che sia un tuo nemico e accanisciti), robusta, “rustica” diremmo. Si adatta a qualsiasi tipo di suolo e ricopre i terreni formando una specie di coltre impenetrabile; ebbene il sito del nuraghe Mannu di Dorgali era sepolto da lentischi in “assetto di guerra”! E via di falcetto..e non tirare! Perchè, si sa, le radici potrebbero portarsi via qualcosa di importante..e controlla tutte le zollette di terra rimaste attaccate..non si sa mai! Non faceva caldo, ma c’era un vento che, ti giuro… simile a quello tremendo che in questi giorni sta spazzolando allegramente la Valle d’Aosta. Era il Maestrale, quello sardo, quello che non ti da tregua..mai!

Intabarrati come talebani nel deserto lavoravamo alacremente sotto lo sguardo severo ma benevolo di archeologi professionisti e della dott.ssa Maria Ausilia Fadda della Soprintendenza di Nuoro e Oristano, donna di grande professionalità e raffinata cultura, che controllava l’avanzamento dei lavori!

La seconda settimana è andata meglio perché avevamo liberato una certa porzione di sito dove avremmo finalmente potuto concentrarci con operazioni di scavo vero e proprio… non ne potevo più dei lentischi! Se proprio devo sentirmi “filo-botanica” allora…mirto! Mirto tutta la vita!

Altra presenza immancabile che vivacizzava le nostre giornate era quella di pecore e capre! Sì, perché lì a breve distanza da noi c’era un ovile e le “signorine” (tra l’incuriosito e l’infastidito) venivano a trovarci ogni giorno..te le trovavi alle spalle o di vedetta sulla rupe!

E impara a tenere correttamente in mano gli strumenti del mestiere! Ma, scusa, non hai mai palato in vita tua?? Sì..la neve d’inverno…aiuto papà nell’orto..ma..Che vergogna! Già, si fa presto a dire “spalo”, ma c’è tutta una tecnica dietro, utile anche a non farsi venire l’ernia o la sciatalgia! Per non parlare del piccone: bisogna saper dosare la forza, saper vibrare il colpo senza rischiare di vibrare tu stesso come un diapason o di ficcarti la punta negli stinchi! Che scene! Per fortuna ero con altri volontari e senza “prof”! Usa i guanti che ti aiutano! Io? I guanti? ma va!! E invece..a fine turno avevo dei calli da vera “lady”…altro che “french”…direi piuttosto “dig manicure”.

E a seguire tutti gli altri: il cosiddetto “malepeggio” (perché da una parte fa male e dall’altra fa peggio) o picconcino; la mitica trowel che non è una normale cazzuola perché è più piccola, romboidale e sicuramente più maneggevole. Un attrezzo da giardino che si rivela ottimo per pulire le superfici, per rimuovere piccole quantità di terra, per rifinire i limiti tra US (Unità Stratigrafiche). Alla tua trowel ti ci affezioni..non la lasci mai, le incidi sopra a fuoco il tuo nome, la personalizzi! E quando la testa si stacca dal manico..è una tragedia e devi al più presto portarla a saldare altrimenti stai male tu! E quando la testa si consuma e diventa piccolina, allora sei costretto ad acquistarne una nuova, ma quella vecchia non la butti certo! Io le ho ancora tutte e 3 le mie troweline!!

Insomma…vi ho parlato di questo “battesimo” senza dirvi niente del sito in sè. Un villaggio nuragico agglutinato intorno ad un nuraghe monotorre con fasi di frequentazione che arrivano fino all’epoca romana, di sicuro, anche perché questo nuraghe sorge in posizione decisamente strategica, come fosse stato un faro, un punto di riferimento per questo tratto di costa da Cala Gonone a Cala Fuili, fino a Cala Luna… scavare con la brezza di mare e la salsedine che ti si insinua nelle narici è una sensazione unica. E l’avrei rivissuta altre volte…ma ve le racconterò più avanti!

Stella

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