Il TOR che attraversa le rocce tra natura, storia e leggenda

Ciao amici! Caspita… non mi sono resa proprio conto di quanto tempo sia passato dal mio ultimo post… e me ne scuso! Ad ogni modo ho utilizzato queste settimane per raccogliere materiale e … idee!!

Quindi, da ora, si ricomincia! Promesso!

Vorrei dedicare il post di oggi al mitico #Tor des Géants! Io non sono certo una trailer..anzi, forse ne rappresento l’antitesi! Insomma, mi piace andare a camminare in montagna e sul lungo periodo reggo pure discretamente, ma fermandomi e con moooolta calma!! Guardo questi eroi con infinita ammirazione, stupore, spesso condite da incredulità! Mi chiedo come facciano e mi dico che, almeno a livello di testa, vorrei avere anch’io questa forza interiore! Insomma, mi piace pensare che pur nel mio piccolo anch’io mi impegno con una certa costanza! E, in ogni caso, ognuno nella sua vita vive a suo modo il suo personalissimo #TOR quotidiano, no?!

A parte queste considerazioni para-filosofiche, vorrei dedicare a questi Giganti e alla nostra splendida piccola/grande regione, questo mio contributo.. Un #TOR diverso, o meglio: è a tutti gli effetti il Tor, ma visto con un occhio più..”culturale”. Quindi, almeno per questa breve (ma spero piacevole lettura) prendiamoci il nostro tempo e, col pensiero, corriamo!

SALITE E DISCESE

Il paesaggio segue la corsa, a volte dà la carica, spinge, sostiene, a volte asseconda i momenti di respiro (anche mentale) con le sue balconate panoramiche. Oppure dà il benvenuto nelle valli con le sue architetture caratteristiche, i suoi borghi, le chiesette, i campanili. Li vedi magari dall’alto, da lontano: ecco la prossima meta, un punto di riferimento nella tua cartina mentale e psicologica.

È la bellezza del salire e dello scendere, del veder cambiare i paesaggi con un ritmo naturale che accompagna quello del cuore a 1000 e del respiro: i borghi, poi i boschi, sempre più fitti e scuri; poi i pascoli, le ampie radure luminose in quota, fino alle tracce segnate sugli altipiani, i colli, le rocce, la neve residua o appena arrivata. Assaggi d’inverno in una montagna senza tempo.

E quanta storia si nasconde, più o meno segreta, lungo il percorso, nelle pieghe di questa terra così ondulata, severa e dolce allo stesso tempo. C’è un tratto, poi, in particolare: quello da Pontboset a Perloz. Terre dove la storia ha lasciato tracce ben visibili su cui anche i “giganti” del Tor sono obbligati a passare.

Pontboset, villaggio dei ponti: ben 6, sospesi sugli orridi e sui torrenti. Agganciati alle rocce levigate dai movimenti degli antichi ghiacciai. Ponti ricchi di poesia, testimoni di un’arte del costruire, che affonda le sue radici nelle secolari tradizioni delle genti di montagna: pietre, malta, tenace maestria. Ponti “romantici”, anche nel senso più ottocentesco e anglosassone del termine, che improvvisamente occhieggiano dal folto dei boschi di castagno. Ponti a schiena d’asino che, in piccolo, richiamano a modo loro il continuo “saliscendi” del Tor.

E arrivi giù, nel fondovalle, a Hône. Non puoi fermarti, ma lo sai, lo hai letto da qualche parte che lì c’è una chiesa incredibile: sotto di lei, sotto il pavimento, si nascondevano altre 4 chiese precedenti. Sì, è la Chiesa di San Giorgio; magari con calma ci ritorni, perché è davvero sorprendente!

Altro ponte storico e via, si passa la Dora, regina delle acque valdostane.

Ed eccoci in uno scrigno medievale: Bard. Uno dei borghi più belli d’Italia. Un’unica strada che ricalca la via romana delle Gallie e la Via Francigena. Un’unica strada che si insinua tra edifici fiabeschi, corti segrete, sottopassaggi, archi e sottarchi. Sempre sorvegliata dall’imponente e austero Forte sabaudo che, dall’alto della rocca, ricorda antichi presidi a guardia delle leggendarie Clausurae Augustanae, barriera inespugnabile di una Valle tra le rocce.

Donnas, Pont Saint Martin, Perloz

E poi di nuovo giù, verso Donnas, correndo sulla Storia, sui secoli che hanno disegnato questi luoghi, fino a che…eccola! Incredibile, quasi un miraggio: devi per forza passare sulla strada delle Gallie, calpestare pietre con oltre 2000 anni di storia, passare sotto un arco “risparmiato” nella roccia che sta lì da quando le legioni di Augusto decisero di domare la terra dei Salassi.

E tu corri, per forza, magari rallenti e riesci persino a voltarti. Che posto! Un “gate” temporale, sottolineato dall’enigmatica chiesetta di Sant’Orso che segna l’accesso al borgo di Donnas.

Continui la tua corsa: è davvero il Tor des Géants! Ma non solo per le vette, per i “4 4.000” cui si sfiorano i “piedi”, ma anche per questa imponenza storica, per questo passato così evidente, così “presente” che è impossibile da ignorare!

L’arrivo a Pont Saint Martin si celebra con un altro di questi “giganti”: lo splendido ponte romano che consente di superare il torrente Lys. Si erge poderoso dalle rocce umide; un inno ad una regione dall’indiscutibile identità itineraria: soldati, mercanti, pellegrini, imperatori, contrabbandieri, viaggiatori d’ogni genere…quanta gente nei secoli è passata di qui!

E di nuovo su: si attacca la sinuosa sequenza di curve che porta a Perloz, villaggio sospeso, circondato da vigneti audacemente aggrappati alla montagna. Antiche nobili dimore si affacciano silenziose lungo la strada: il castello Charles, il castello Vallaise e, fuori dal borgo, la Tour d’Héréraz, di cui si vociferano leggendarie origini romane.

E intorno una miriade di piccole e graziose frazioni in cui si viene solleticati dal profumo lontano del pane nero cotto come una volta, nei forni comunitari.

Altro torrente da superare, altro magnifico ponte a dorso d’asino: il Pont de Moretta. Incastonato dai boschi, questo ponte del 1710 rievoca ancora oggi storie e leggende tra cui, la più nota, ricorda di un terribile drago che qui, un tempo, viveva. Il prode Vignal lo uccise con l’inganno dandogli una pagnotta infilzata in una spada che trafisse la gola del mostro; ma il sangue del drago, avvelenato, uccise lo stesso Vignal. Un’impronta, una strana forma, visibile ancora oggi sotto il ponte: è il segno lasciato dalla zampa del drago.

Ma devi correre, devi andare avanti, e così ora sono le tue quelle impronte che imprimono la polvere e ti lasci alle spalle il fantasma di quel drago per raggiungere altri villaggi, altri prati, altre quote.

E la corsa continua: fino al Rifugio Coda, fino ai laghi della lunare Riserva del Mont Mars, e su su…verso i Giganti.

Stella

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