“D’argento, al capo di rosso, con il filetto di nero in banda, carico di tre mezzelune d’argento crescenti”.
Challant-Cly. Questa la famiglia che ha dato il nome al turrito maniero situato su un ardito promontorio roccioso a monte del borgo di Chambave. La consueta araldica degli Challant si arricchisce qui di tre mezzelune d’argento, probabilmente dovute a spedizioni crociate in Terrasanta.
Nobile schiatta di uomini d’arme quella dei Cly, ramo collaterale dei potenti Visconti di Aosta, il cui feudo si estendeva a cavallo del Cervino prolungandosi fino nell’alto Vallese e nella zona di Zermatt. Un feudo incredibilmente vasto e decisamente strategico per il controllo di vie di commerciali all’epoca molto frequentate; vie che riuscivano a passare attraverso colli e ghiacciai in punti che oggi non esistono forse nemmeno più. Vie che risalivano i versanti delle quali oggi son rimaste tracce tanto fragili quanto preziose: pensiamo, ad esempio, ai ruderi dell’Ospizio medievale di Chavacour, situati nella parte alta del comune di Torgnon. Secondo voi perché mai costruire un punto tappa proprio lì? Oggi sembra disperso nel nulla, ma si narra che i Signori di Cly si fermassero proprio qui durante i loro viaggi verso la Svizzera…
UNA FIABA MERLATA
Quanto al castello… beh…pare uscito da una fiaba. Sin da lontano si scorge la sagoma severa della torre mastio: quadrangolare, essenziale, sagomata sulla e nella roccia. Scarpa potente e merlatura finanche sopraelevata. Una posizione che definire strategica suona persino riduttivo. Un ripiano con una vista a 360° su tutto il fondovalle verso sud; declivi erbosi (da cui il nome Cly, da “de clivo”) e dolci pendii verso nord. Un sito che ha restituito tracce di insediamento risalenti addirittura all’Età del Bronzo: probabilmente un castelliere salasso. Luogo emblematico, dunque, questo, dove la prima torre e la cappella esistevano già sin dai primi decenni dell’XI secolo, come verificato dalle analisi dendrocronologiche. E il castrum de Clivo compare anche in una bolla papale del 1207; ma fu solo più tardi, in pieno Trecento, che il castello di Cly divenne protagonista delle cronache. Anni turbolenti, segnati dalla prepotenza e dalla collera di Bonifacio di Cly, prima, e dal figlio Pietro, poi: quest’ultimo tanto bello quanto crudele.
CLY, SAVOIA E OLTRE…
Ribelli e arroganti i Cly accesero le ire del Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, che alla fine li privò dei loro feudi valdostani che vennero astutamente scambiati con altri in terra elvetica. La fine del Trecento vide quindi spodestati i Signori di Cly e il loro splendido castello passò in mani sabaude. Ma non era ancora finita. Dai Savoia al capitano spagnolo Cristoforo Morales; quindi nuovamente ai Savoia e poi al segretario di Stato Giovanni Fabri. Fino alla nobile famiglia dei Roncas che lo smantellarono riutilizzandone gli elementi di pregio per costruirsi un nuovo palazzo nel borgo di Chambave. Quanto restava venne acquisito dallo storico Tancredi Tibaldi e, da lui, rimasero al comune di Saint-Denis.
Ancora oggi avvolto da un’aura di mistero, il maniero di Cly sa stupire con la sua magnifica cinta merlata, con la sua straordinaria cappella romanica dedicata a San Maurizio e con quella torre enigmatica le cui oscure segrete hanno visto tante anime perse. Tra cui anche lei, Johanneta Cauda. Una strega. Forse. Correva l’anno 1428; Johanneta trascorse nella torre di Cly 71 giorni, tra tormenti e sofferenze, prima di essere bruciata sul rogo l’11 di agosto, giorno di San Lorenzo, patrono di Chambave.
Pervasivo ed emozionante, il fascino del “castello delle tre lune” è frutto di un paesaggio dalla bellezza struggente, di un’architettura ricca di suggestione, di una storia tormentata e complessa, e di leggende spesso inquietanti. “Tre lune” tutte da scoprire…
Per le visite contattare: il comune di Saint Denis (tel.: 0166-546014) o l’Associazione culturale “Il Maniero di Cly” (tel.: :0166-546014 – 320 4369898).
Stella