Ed eccoci nuovamente pronti a partire col trolley o con lo zaino in spalla… oppure, semplicemente, con la fantasia e l’immaginazione. Quello che vi propongo oggi è un viaggio breve, un’idea per una domenica oppure, vista la zona, per un fine settimana in cui coniugare archeologia e gusto! Eh sì, siamo nel triangolo “Fossano-Alba-Bra”, terra di delizie, di ottimi vini, di carni succulente, di funghi e tartufi! Quindi, fate come ho fatto io: una bella gita autunnale di un paio di giorni a… Bene Vagienna! O meglio, ad AUGUSTA BAGIENNORUM!

In poco più di 2 ore d’auto sarete in questa sorprendente cittadina tutta rossa di cotto, scrigno di raffinate dimore medievali e barocche, poetica e appartata nelle sue infilate di portici ad arco ribassato. Una cittadina sorta nel Medioevo col nome di Bene, cui nel 1862 venne aggiunto Vagienna, a ricordo e omaggio al suo bimillenario passato. Già, perché l’insediamento medievale si trova in un luogo diverso da quello che vide l’imperatore Ottaviano Augusto fondare la “sua “Augusta…

Se volete trovare le vestigia del municipium augusteo, allora dovete recarvi in località Roncaglia, ad appena 4 km fuori dal centro cittadino verso nord-est. Zona di campi aperti, di stradelle chiare, di cascine in mattoni e piccoli campanili sparsi. Eppure, sotto questa parvenza di contadina sobrietà, si celano i resti di una gloriosa colonia di veterani, fondata, come la “nostra” Aosta, nel 25 a.C. e, stando a recenti studi condotti dal prof. Piero Barale, come Augusta Praetoria, orientata al sorgere del sole al solstizio d’inverno. L’ideologia augustea che ritorna, anche qui, a manifestarsi nel templum celeste, in un momento dell’anno astronomico ben specifico, simbolo di rinnovamento e novità e in una costellazione emblematica dell’imperatore fondatore: quella del Capricorno. Per la scoperta dell’orientamento astronomico di Augusta Praetoria (fatta da chi scrive e dal Prof. Giulio Magli) vi segnalo questo link.
Quando si arriva all’area archeologica, in prossimità della graziosa chiesetta campestre di San Pietro, una passerella in legno (percorribile o a piedi o in bici) accompagna il visitatore nel suo progressivo addentrarsi nello spazio (antico) e nel tempo, risalendo a oltre 2000 anni fa. Da una parte i resti delle antiche mura, ben restaurati e accessoriati di utile pannellistica bilingue in italiano ed inglese; dall’altra erbe e spesso canneti alti quanto te. Ti senti in aperta campagna, ma sai che a poche spanne sotto i tuoi piedi dorme la Storia.
Qui, tra il Tanaro e la pianura Padana, lungo antiche vie dirette ai valichi di confine con le Gallie, così come verso il non distante mar Ligure; qui, non lontano dall’antica Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo) dove veniva esatta la Quadragesima Galliarum prima di inerpicarsi verso i colli alpini occidentali, sorse Julia Augusta Bagiennorum. Sorse nel luogo dove già doveva svilupparsi l’antico oppidum dei Liguri Bagienni, presumibilmente denominato “Bennae” o “Baginna“, probabiklmente risalente alla seconda Età del Ferro. Coi Bagienni non sembra vi siano stati scontri o guerriglie, ma prevalse l’interesse economico di entrambe le parti nell’avere la possibilità, grazie a questa nuova fondazione, di veder incrementare i traffici commerciali.
Citata dall’incontenibile enciclopedista Plinio il Vecchio, è però frutto dell’attività di ricerca e dell’entusiasmo di due studiosi locali, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta, tra la fine dell’Ottocento ed il 1925, l’individuazione della sua esatta ubicazione: la fertile piana della Roncaglia, appunto. Inoltre, dal 1993, a seguito della Legge Regionale di costituzione dei Parchi Naturali, l’area archeologica di Augusta Bagiennorum è diventata Riserva Naturale Speciale e fa parte del Parco Naturale del Marguareis. Perciò vedete come l’interesse storico-archeologico si abbini a quello paesaggistico e naturalistico, un pò come succede al ponte-acquedotto romano di Pont d’Ael (all’imbocco della Valle di Cogne), dove questo straordinario capolavoro di ingegneria idraulica antica si inserisce in un’Area naturalistica protetta dove vivono ben 96 specie diverse di farfalle! #DaVedere!
Ma non divaghiamo e concentriamoci su Augusta Bagiennorum.

Gli archeologi hanno individuato il Cardine Massimo e un tratto affidabile del Decumano Massimo; al loro incrocio sorgono i resti dell’antico foro, riportato alla luce con gli scavi effettuati nel 1941 (poi ricoperti), che hanno rivelato un fondo selciato e un portico che incorniciava i due lati lunghi e su cui si affacciavano alcuni locali intonacati, probabilmente identificabili con botteghe e uffici a conferma della funzione anche commerciale del complesso stesso; il complesso presenta una forma molto allungata, dominato sul lato breve di nord-ovest, da un tempio su alto podio incorniciato da una scenografica porticus triplex, identificabile probabilmente come Capitolium. Sul lato opposto sarebbe attestata la presenza della basilica, fabbricato a tre navate dove si amministrava la giustizia, considerato uno dei rari esempi dell’Italia settentrionale seppure di non facile ricostruzione planimetrica.
Il foro risultava quindi diviso in due aree dal tracciato del Decumano Massimo: una civile, con funzioni politiche, amministrative ed economiche nel settore meridionale ed una religiosa in quello settentrionale, ad ulteriore evidenza di scelte urbanistiche non casuali ma derivate da una precisa pianificazione. Come vedete un’altra stringente analogia col foro di Aosta, sebbene l’esempio aostano vedesse la presenza di una coppia di templi gemelli e, al di sotto del porticato superiore, di un maestoso criptoportico. Come già detto, ad Aosta occorre ancora individuare con certezza la basilica che, però, parrebbe svilupparsi sul lato lungo occidentale, quindi tra le attuali Via Lostan e Via Croce di Città.

A nord del foro, cui era collegato in un unico complesso monumentale tramite un largo viale, si colloca il teatro, unico edificio di Augusta Bagiennorum, unitamente all’annesso “tempio minore”, oggi pienamente visibile. Costruito in epoca augustea (I sec. d.C.) interamente fuori terra, poteva ospitare circa 3000 spettatori andando ad occupare due insulae vicine: una per la cavea ed una per l’edificio scenico (composto dal palco, dalla scaenae frons alle sue spalle e dagli ambienti di servizio retrostanti). Completano il quadro numerosissimi frammenti di decorazioni scultoree in marmo colorato, cosa che fa immaginare quanto dovesse essere ricco e ricercato l’interno dell’edificio scenico (un pò come accade anche ad Aosta).

Dietro alla scena, larga circa 40 m, si apriva una piazza porticata quadrata di quasi 70 m di lato, che collegava la struttura con il centro cittadino. Tale struttura è identificabile con la porticus post scaenam, con funzione di “foyer” e di riparo per gli spettatori ed al cui interno si elevava un secondo tempio, forse un semplice sacello, più piccolo di quello forense, e per questo definito “tempio minore”, di incerta attribuzione, anche se la connessione con il teatro ha indotto ad ipotizzare che fosse dedicato a Dioniso.
Proprio questo tempietto venne adibito, tra IV e V sec. d.C., a luogo di culto cristiano che, successivamente nel X sec. d.C., divenne una vera e propria chiesa a tre navate absidate, in passato identificata come Pieve di Santa Maria di Bene (ma tale intitolazione risulta ancora sub iudice).
Al di fuori della cinta urbana sorge l’anfiteatro, realizzato a metà del I d.C. (e confrontabile con l’esemplare di Libarna (AL), di cui oggi sono apprezzabili i resti della porzione occidentale. Nei pressi sorge oggi un orto “alla romana”: un progetto storico-botanico ispirato alla tradizione romana dei giardini con scopo utilitaristico del I-II secolo a.C., dedicati alla coltivazione di ortaggi, frutta ed erbe aromatiche, utili per la vita domestica della casa. Il centro dell’antica arena, invece, è ancora occupato da campi coltivati e dalla Cascina Ellena (sì, con 2 “L”).

Significativi anche i resti del poderoso acquedotto (contro i quali si appoggia la chiesetta di San Pietro già citata), di cui si è ritrovato un tratto di circa 2 km, per metà interrato, proveniente da sud-est e quindi, probabilmente, alimentato dal fiume Stura. Si può apprezzare un tratto del muro di sostegno della lunghezza di oltre 1 km e della larghezza media di 1,5 m, che corre su contrafforti con direzione nord-sud. Al termine della condotta è stato rinvenuto anche l’antico castellum aquae, una sorta di cisterna generale, da cui si dipartivano i diversi collettori secondari con tubature in piombo dirette ad alimentare le diverse zone della città.
A ciò si deve aggiungere l’individuazione della rete fognaria, sviluppata per almeno 250 metri, dalla quale si è potuti risalire anche al sistema viario urbano, articolato in strade principali e secondarie.

Non si può lasciare Bene Vagienna senza aver completato la visita dell’antica Augusta Bagiennorum con quella al ricco Museo Archeologico locale, istituito agli inizi del Novecento dalla coppia di studiosi Assandria e Vacchetta, nelle preziose sale settecentesche del Palazzo Lucerna di Rorà. Il Museo raccoglie unicamente ciò che proviene dal sito e ne fornisce una panoramica completa e dettagliata. La ricchezza dei reperti aiuta ad immaginare come effettivamente dovevano essere edifici come il teatro o complessi monumentali come il foro, il cui tempio presentava al colmo del tetto una ricercata decorazione a palmette in cotto, o i cui portici dovevano rifulgere di statue onorarie in bronzo dorato e di marmi. A maggio 2016 è stato inoltre inaugurato il nuovo allestimento e le sale dedicate agli ateliers didattici. Ugualmente densa la sezione dedicata alle necropoli e alla ricostruzione della vita quotidiana.
Infine, per chi fosse interessato ad approfondire con una pubblicazione agile ma scientificamente seria ed affidabile, propongo di scaricare questo pdf.
Alla prossima!
Stella