Lo scavo, il mare, il sole, il vento. NORA, ricordi senza tempo

Oggi ritornerò con voi indietro nel tempo..per la precisione agli autunni 2001 e 2002. In entrambi i casi un settembre caldo, praticamente estivo, se non fosse stato per le temperature serali e notturne già fresche ma gradevoli. Giornate di un sole abbagliante, con la brezza del mare che ti solleticava il naso e faceva un pò pizzicare gli occhi, che ti si aggrovigliava nei capelli intrecciandoli con la sabbia… Profumo di salsedine, di macchia mediterranea..profumo di sole… La foto iniziale e del 2002..mi riconoscete? Sì, sono quella con la bandana rossa (per me quasi un talismano..non potevo non averla!)

NORA, questo il luogo. Nora (Pula), non distante da Cagliari, adagiata su un promontorio a forma di coda di rondine allungato nello splendido mare sardo.  A ovest Sa Punta ‘e Su Coloru (la punta del serpente coi resti di un tempio (il tempio di Eshmun, probabilmente dedicato ad una divinità assimilabile ad Asclepio), e ad est la Punta del Coltellazzo, di fronte all’isoletta omonima.

Nora, una città dalla storia lunghissima: prima fenicia, poi punico, e poi romana, e poi… altro ancora. Con le Università di Pisa, Padova, Genova, Milano, Venezia e Viterbo era quello un cantiere “scuola” ambitissimo dove si trascorrevano almeno 3 settimane imparando a scavare. Il primo giorno si veniva smistati in modo da socializzare e, lavorando con studenti di altri atenei, confrontarsi ed entrare in contatto con altri specialisti apprendendo il più possibile.

E’ un’area archeologica vastissima che va dalle domus romane all’area del teatro (set scelto da Ligabue per il video della sua “Un colpo all’anima”); dalla zona dell’antico foro fino ai resti delle casupole fenicie e poi sù, fino alla severa torre di guardia spagnola che tutto domina dall’altura del Coltellazzo.

L’antichità di questo insediamento è testimoniata dall’omonima stele datata tra il IX e l’VIII secolo a.C., documento super interessante anche perché vi compare, per la prima volta, il nome della Sardegna: “SHRDN”. Ad ogni modo le abitazioni più antiche risalgono al VII secolo a.C. e i resti sono stati scavati al di sotto dei livelli del successivo foro romano; era questo il cosiddetto “feniciume” (con tutto il rispetto), in maniera bonaria quando “quelli del tempio” ci additavano dall’alto del podio… Ecco, i Fenici abitavano Nora prevalentemente in due aree: quella più a ridosso della spiaggia (dove scavavo anch’io) e quella sulla cosiddetta “altura di Tanit” alle spalle del teatro. Tecniche costruttive già fenicie, come i muri ” a telaio”, l’uso del pisé (argilla umida compattata, talvolta addizionata di paglia o erba secca, dentro particolari casseforme di legno smontabili) e il ricorso ad impianti abitativi con porticato, sopravviveranno anche in epoca romana.

Ecco, in questi 2 anni io ho sempre operato nella zona del foro, seppure ai livelli fenici. Alla fine della settimana si faceva un giro dove i responsabili di saggio, spesso con l’aiuto di studenti, illustravano a tutti i risultati del loro lavoro spiegando le metodologie adottate e il perché delle scelte fatte.

All’ingresso del sito, vicino ad un maestoso pino ad ombrello, c’era la “baracca”, il magazzino, dove si custodivano i “cocci” e dove venivano riposti gli attrezzi a fine giornata..tranne alcune strumentazioni “sacre” come la livella ottica e altre simili attrezzature che, invece, dovevano essere super sorvegliate…pena la vita!!

Ma non voglio annoiarvi spiegandovi la ricchezza del sito… vi voglio solo dire che è un luogo assolutamente magico, denso di quel fascino che ti avvolge e quasi ti ipnotizza…se ne avrete modo, visitatelo! E’ sulla spiaggia! E infatti, alle 16.45 o giù di lì, quando si smetteva di lavorare..niente di più bello che tuffarsi e fare 2 bracciate in quel mare cristallino “sorvegliati” dalla graziosa chiesetta di Sant’Efisio, a pochi passi dal mare, sorta dove, in passato, c’era il tofet ( cimitero) punico del IV secolo a.C. Eccezion fatta per gli incaricati dei vari turni di corvée per la cena..in cantiere, si sa, ognuno ha un ruolo e si turna! Solitamente, però, data la mia facilità a svegliarmi molto presto, ero l’addetta alla corvée mattutina, quindi preparavo le caffettiere, allestivo il tavolone della colazione e passavo a “sbrandare” tutti.

Che ridere se ripenso alle modalità di lavaggio piatti serale: almeno in 4 con uno che reggeva la torcia (vaisselle in esterna…), uno che reggeva la canna dell’acqua, uno che si “buttava” letteralmente dentro i pentoloni (enormi) per lavarli e un altro che faceva da contrappeso sull’instabile asse di legno su cui chi lavava doveva stare in equilibrio e non scivolare; l’asse era infatti ubicato approssimativamente su una sorta di buco dove colava l’acqua in eccesso…le scene! Ve le potete immaginare!

I nostri alloggi erano delle vecchie “casermette” del corpo di guardia dei Barracelli (addetti al controllo delle zone rurali e dei reati di abigeato), ricavati dove prima c’erano dei ripari utilizzati durante la Seconda Guerra mondiale: stanzette ricavate in corpi di fabbrica bassi e allungati, in pietra a vista  costruiti quasi contro terra.

Ma due cose, su tutte, ricordo con grande emozione: il nostro “pre-cena”, una sorta di ritrovo, dopo la doccia (e dopo aver riacquisito un aspetto umano), brindando alla giornata con del vino Monica le cui bottiglie vuote andavano a comporre, poco per volta, la nostra personale “necropoli”, tutte esposte come fossero stele! Dopo cena, invece, altro momento di totale sublimazione, era quello notturno del ritrovo su un’altura isolata affacciata sul mare, sempre usata per i trasporti su rotaia durante la guerra… Tutti in cerchio, cullati dallo sciabordio delle onde e, talvolta, dalle canzoni di Guccini, a guardare le stelle, a passarci la bottiglia di mirto e a sognare il futuro…

Grazie Nora!

Stella

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