Da Aosta a Autun, l’antica Augustodunum. La “fortezza di Augusto” nella verde Borgogna

Eccoci qui con il nostro secondo appuntamento dedicato alle “Aoste” dell’impero romano. Oggi faremo un viaggio di poco più di 4 ore alla volta della bella città francese di Autun, nel dipartimento Saône-et-Loire, regione della Borgogna.

Opzioni di viaggio da Aosta ad Autun (da www.viamichelin.it)
Opzioni di viaggio da Aosta ad Autun (da http://www.viamichelin.it)

Augustodunum, dicevamo. Toponimo in cui si fondono il nome di Ottaviano Augusto e la parola gallica dunum, ossia “fortezza”. Ci troviamo nel territorio dei Galli Haedui che, a differenza di molti popoli loro vicini, sin da subito, si mostrarono amici e alleati di Roma.

La posizione strategica e commerciale degli Edui era eccellente: controllavano, infatti, le vie che uniscono il bacino della Loira con quello della Saône da una parte, con quello della Senna dall’altra; le comunicazioni più comode fra nord e sud, fra Mediterraneo e Oceano, passano attraverso la Borgogna, che era proprio il loro paese. Erano quindi invidiati dai popoli vicini. Quando i Romani ebbero fondato in Gallia la provincia della Gallia Narbonese e vinto il re arverno Bituito, trovarono facilmente negli Edui degli alleati (121 a. C.), cui conferirono il titolo eccezionale di “fratelli e consanguinei del popolo romano”. L’alleanza servì sommamente gli interessi politici e commerciali di Roma, e diede d’altra parte agli Edui il primo posto fra i popoli della Gallia.

Tuttavia, nel 52 a.C. quando l’intera Gallia insorse contro Cesare, anche loro decisero di schierarsi contro Roma. Il loro centro di riferimento, il loro oppidum, era poco distante da dove poi verrà fondata la nuova colonia romana. Si tratta di Bibracte, luogo avvolto nel mito dove ancora oggi riecheggia il clangore delle armi e lo strepito delle battaglie tra Galli e Romani. Oggi il sito, in località Saint-Léger-du-Mont-Beuvray (e si noti come l’antico toponimo di Bibracte si sia francesizzato in Beuvray, “cristianizzandosi” sotto la tutela del burgundo San Leodegario!), è una vasta area archeologica super attrezzata dotata di un museo davvero ricco, interessante, ben strutturato, di moderna concezione e parecchio coinvolgente!.

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L’intera zona visitabile è talmente ampia che si può decidere di visitarla a piedi con belle passeggiate lungo i sentieri boscosi punteggiati di tappe emblematiche, oppure con comode navette ecologiche.

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Ci troviamo nel cuore della Gallia celtica, nel territorio che diverrà la provincia della Lugdunense, “la più gallica delle Gallie”, orbitante intorno all’importante centro nevralgico di Lugdunum (Lione), capitale politica, economica e religiosa, sede del sacro altare delle Tres Galliae (La Lugdunense, appunto, la Comata e la Belgica).

Era all’incirca il 15 a.C. quando Ottaviano Augusto decise di sfruttare questa posizione strategica fondando la colonia di Augustodunum.

Ricostruzione acquarellata da Golvin
Ricostruzione acquarellata da Golvin

Una cinta muraria poderosa e monumentale, lunga quasi 6 km e conservatasi per oltre i 2/3 del suo perimetro originale ci accoglie con le sue aggettanti torri circolari e l’altezza dei suoi bastioni.

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Delle 4 porte urbiche originarie se ne conservano solo 2: la Porte d’Arroux, all’estremità nord del Kardo, e la Porte Saint André, sita all’ingresso est della città. Assai simili tra di loro, presentano entrambe quattro fornici: 2 più grandi, centrali, per i veicoli, e altrettante, ma più piccole, laterali, per i pedoni.

La Porte d'Arroux (lato sud) - S. Bertarione
La Porte d’Arroux (lato sud) – S. Bertarione
La Porte Saint-André (lato ovest) - S. Bertarione
La Porte Saint-André (lato ovest) – S. Bertarione

Il centro cittadino è ammaliante, ma soprattutto in virtù delle splendide testimonianze di un Medioevo dorato. Imperdibile gioiello cluniacense è la cattedrale di Saint-Lazare, costruita tra 1120 e 1130, annunciata e dominata dall’altissima cuspide quattrocentesca del campanile.

La cattedrale di Autun (S. Bertarione)
La cattedrale di Autun (S. Bertarione)

Ma torniamo, per non uscire di tema, alla città augustea. Un’area urbana totale decisamente estesa, pari a circa 200 ettari (!!), e disposta su ripiani terrazzati. Una forma a losanga, quindi irregolare, dovuta alla presenza di numerosi corsi d’acqua, molti dei quali oggi non più visibili.

Coi suoi 148 metri di diametro il teatro romano di Augustodunum, costruito intorno agli anni 70 del I secolo d.C., si presenta come il più grande di tutta la Gallia romana. Si pensa potesse ospitare circa 20.000 spettatori nelle sue ampie gradinate; alle spalle del palco si ergeva una scaenae frons alta oltre 30 metri. L’intera struttura venne utilizzata nei secoli come cava di materiale lapideo e, di conseguenza, oggi ci si può accomodare su quanto resta della cavea godendo, tuttavia, di un panorama spettacolare sulla campagna circostante. Accanto al teatro doveva sorgere l’anfiteatro (quindi un vero e proprio quartiere degli spettacoli, come ad Aosta), del quale però non resta davvero nulla…

Il grande teatro romano di Autun (S. Bertarione)
Il grande teatro romano di Autun (S. Bertarione)

Si affaccia sul teatro un’abitazione davvero strana: è la Maison des Caves Joyaux (ma guarda un pò!) le cui facciate sono letteralmente ricoperte di stele funerarie, epigrafi e busti di epoca romana provenienti sia dal vicino edificio teatrale che dalle necropoli circostanti! Costruita nel XIX secolo, era la casa del custode incaricato di sorvegliare la zona durante gli scavi; divenne poi il primo museo lapidario della città. Oggi è una dimora privata ma ricoperta di pezzi decisamente notevoli!

Uscendo poi dalla città seguendo le antiche arterie di traffico romane, in direzione sud, si raggiunge il piccolo villaggio di Couhard, sorto su una delle più importanti aree funerarie di epoca imperiale. La strada è in leggera ma costante salita; giunti nel punto più elevato dell’antica area necropolare, ci si trova davanti ad una piramide, nota come “pierre (o pyramide) de Couhard”.

Io ai piedi della piramide di Couhard
Io ai piedi della piramide di Couhard

Dunque, di cosa si tratta? Naturalmente, e lo si vede assai bene, non è un monumento nato e pensato come piramide, ma la forma piramidale è dovuta al suo progressivo decadimento, smantellamento, erosione. Alta in origine circa 30 metri e con base quadrata di 10,50 metri di lato, doveva essere rivestita di grossi blocchi di calcare bianco. Ciò che oggi si vede non è che il “torsolo”, il nucleo di una struttura scomparsa, forse assimilabile ad una tomba-mausoleo di proporzioni monumentali. Vedete quel foro sulla destra? Bene, quello è l’esito di un “sondaggio” effettuato alla metà del XVII secolo per verificare la presenza di una camera funeraria che… non c’è! Non è quindi una tomba vera e propria, bensì quel che si definisce un cenotafio. Una sepoltura simbolica, evocativa, celebrativa, a ricordo solenne di qualcuno di molto importante ma il cui corpo non giace lì. Una sorta di memoriale, per intenderci.

Tuttavia, il ritrovamento di un medaglione riportante la scritta “Gloria Aedorum druidumque” (“a gloria dei druidi Edui”) ha portato a supporre che fosse destinato a celebrare un personaggio in particolare, il druido Diviciaco, l’unico storicamente attestato dalle fonti. E’ noto infatti che lo stesso Giulio Cesare intrattenesse rapporti frequenti con lui, famoso per le raffinate doti diplomatiche. Si sa inoltre che Diviziaco ha sempre appoggiato l’alleanza con Roma da cui chiese aiuto anche contro i Germani. Ne parla persino Cicerone che lo ebbe ospite nella sua villa e che lo definisce come appartenete contemporaneamente alla classe sacerdotale e guerriera. Un druido, appunto.

Nel 1960 durante dei lavori di consolidamento alla base della piramide venne portata alla alla luce una tavoletta in piombo, datata al II secolo d.C., riportante delle invocazioni malefiche redatte in latino e in greco. Una “tavoletta magica” purtroppo non meglio identificata. All’esterno di nota una “X” (per alcuni una croce), mentre sulla faccia interna compaiono tre liste di nomi; si presume siano nomi di divinità uniti a formule o preghiere. La tavoletta è visibile al Musée Rolin, in città.

Sottolineo solo che da qui, dall’altura della piramide, guardando verso nord, losguardo corre all’orizzonte, supera Autun e in cosa si imbatte? Nel Mont Beuvray, Bibracte. Esiste quindi un rapporto, una sorta di dialogo visivo e simbolico con la città “perduta” degli Edui.

E per continuare col sacro, rechiamoci dalla parte opposta del suburbio autunnois, nel quartiere cosiddetto della Genetoye, dove emerge, in tutta la sua imponenza, il “Tempio di Giano”.

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La prima cosa che colpisce è questo torrione, questo enorme parallelepipedo di mattoni che tutto potrebbe sembrare fuorché un tempio. Innanzitutto va precisato che trattasi di “fanum, ossia di una tipologia di tempio non proprio romano, ma di concezione gallica. Bisogna immaginarsi questa torre circondata da un porticato; un santuario dunque a pianta centrale. Una cella ombelicale dal soffitto molto alto e illuminata da grandi finestre. Sicuramente il dialogo col cielo rappresentava una parte assai importante.

Piante di fase dagli atti della Journée de l'Archéologie di Autun, 2015
Piante di fase dagli atti della Journée de l’Archéologie di Autun, 2015

L’intitolazione a Giano si deve unicamente ad una interpretazione (forse maldestra o ingenua) del toponimo Génétoye, tuttavia non è ancora certo quale fosse la divinità qui venerata. Scavi recenti hanno pertanto individuato tracce attribuibili ad un luogo di culto databile alla seconda Età del Ferro (III-I sec. a.C.) con una continuità di utilizzo perdurata fino al IV secolo d.C.

Vorrei infine concludere consigliandovi una visita al Musée Rolin, situato nella nobile dimora quattrocentesca di Nicolas Rolin, ricco e munifico cancelliere dei Duchi di Borgogna. Le collezioni sono ricche e variegate: dall’epoca gallo-romana fino agli splendori romanici (da non perdere il video sul grande portale della cattedrale!), per concludersi con un’abbagliante collezione di dipinti e sculture rinascimentali.

Augustodunum, la “fortezza di Augusto”, antica città alleata e amica di Roma. La “Aosta” di Borgogna vi aspetta per incantarvi con le sue atmosfere e coi suoi tesori.

Bene, che dire di più? Si parte per Autun?

Stella

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