Liebster Award. Alla ricerca di nuovi bloggers emergenti. Nominata… e neppure me ne ero accorta!

Mi ritengo un’apprendista archeo-blogger. Insomma, è nato tutto per passione e anche un pò per lavoro. Sì, perché da archeologa “nuda e cruda” quale ero fino al 2012, negli ultimi anni, lavorando nel settore turistico, mi sono aperta (e mi sto ancora impratichendo) alla comunicazione/divulgazione on-line. Social, blog, siti web… insomma, passare dall’essere un topo di biblioteca un pò old style ai blog per me è stato un salto notevole. E pensare che molti ancora non accettano che una disciplina così seria ed impostata come l’archeologia possa essere comunicata in questo modo e con questi mezzi… mah.. prima o poi si svecchieranno! Basta che non si perdano treni importanti però!

La passione del “comunicare” l’ho sempre avuta ed un primo banco di prova fondamentale è stato per me l’aver insegnato a scuola per 4 anni; sia in un liceo che alle medie. Una missione, non un ripiego! Una professione che mi ha dato tanto in termini umani visti i riscontri positivi ricevuti dagli alunni! Ma anche in termini professionali, aiutandomi nel declinare i vari registri per far capire le cose, per riuscire a mediare contenuti in sè ostici per alunni di diverse età e capacità. Il voler a tutti i costi far capire; il voler allargare le conoscenze dei ragazzi, aiutarli nei collegamenti interdisciplinari, il voler riuscire a rendere meno noiose materie come  ad esempio il latino usando l’appeal dell’archeologia… ecco.. tutto questo credo abbia affinato non poco la mia innata voglia di comunicare. Passione per la comunicazione e per la divulgazione!

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Da quando opero nel settore del Turismo in Valle d’Aosta, sto cercando di dedicarmi il più possibile (anche se non è semplice) a fare da tramite tra Turismo, appunto, e Cultura (che purtroppo in questa regione sono enti diversi). Mi occupo nello specifico di Turismo culturale seguendo progetti e comunicando on line sui canali ufficiali tutto ciò che nel settore dei BBCC può costituire occasione di visita e di vacanza. Ne approfitto quindi per segnalarvi il nostro sito web: http://www.lovevda.it e il nostro blog dove io personalmente seguo in particolare il canale “Cultura”: http://www.vdamonamour.it

Ma potete seguirci anche su Facebook e su Twitter

Ma veniamo al mio personalissimo archeo-blog: ARCHEOLOGANDO!

Ho cominciato quasi 2 anni fa a maturare l’idea. Non sapevo neppure da che parte iniziare e così ho cominciato a guardare gli archeoblog su Internet. Ammetto che Professione Archeologo mi ha dato una bella ispirazione! Così come ArcheoPop! Poi, dopo aver avuto la fortuna di conoscere queste fantastiche archeologhe dal vivo a Firenze… beh, la voglia è aumentata a dismisura!

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Ma io non volevo parlare solo di archeologia… volevo creare un blog di turismo archeologico con l’intenzione di raccontare agli amici i miei viaggi e soprattutto la mia regione, la Valle d’Aosta, sotto una luce totalmente diversa dal solito quadretto “mucche, neve, montagne”. Sì, volevo in qualche modo contribuire a far nascere la voglia di venire quassù per scoprire, oltre alla natura, anche un patrimonio culturale decisamente notevole ed inaspettato! Quante volte, accompagnando per lavoro dei press-tour in visita alla città di Aosta, ho potuto notare lo stupore di trovarsi davanti a monumenti di epoca romana così grandiosi che mai avrebbero immaginato! Aosta è questo: una piccola “Roma delle Alpi” che ti regala scorci di pura classicità romana incorniciata da vette innevate.. e non è come dirlo! E non solo romanità! Una Preistoria ed una Protostoria particolarissime ed ammalianti… un Medioevo sorprendente…
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Quindi, rispondiamo alle domande che le altre archeo-bloggers mi hanno rivolto:

  1. Qual è il target di riferimento del tuo blog?      

Mah, direi un target decisamente vasto e multiforme! Naturalmente occorre avere un minimo di curiosità verso l’archeologia e verso i viaggi culturali, ma cerco di usare un linguaggio semplice, immediato e sufficientemente narrativo adatto a nutrire aspettative ed interesse. Dai ragazzi delle scuole fino ai gruppi “silver” over 65 passando dal turista di passaggio, occasionale, spesso inconsapevole che quasi per caso si trova a passare in questa Valle. Ma non parlo solo di Valle d’Aosta.Spesso, da turista, racconto i miei viaggi, le mie scoperte, le mie “avventure” sperando di dare spunti di viaggio ad altri.

2. Quali sono o qual è il post che ha avuto più successo? E perché, secondo te?

Sicuramente quello dedicato alla mia più importante scoperta: l’orientamento astronomico di Augusta Praetoria Salassorum (Aosta) al solstizio d’inverno: https://archeologando.wordpress.com/2015/12/20/aosta-citta-del-solstizio-dinverno/    che ha totalizzato ben 1322 visualizzazioni! Un vero record per me!

Intanto si tratta di archeoastronomia fatta in prima persona sul campo… ( e io ci scherzo dicendo che non poteva capitarmi una cosa diversa dato che faccio l’archeologa e mi chiamo Stella!!).

Tutto nato da un lavoro di routine: una sorveglianza archeologica per la realizzazione di una cabina elettrica interrata! Era il febbraio 2012. Quando emersero quegli altorilievi non potevo credere ai miei occhi! Da lì è stato tutto un appassionante e totalizzante crescendo di studio e ricerca condotti, a partire da un certo momento in poi, insieme al Prof. Giulio Magli, ordinario di Archeoastronomia al Politecnico di Milano. Una torre angolare di origine romana. Livelli da secoli interrati e mai rimessi in luce. Un blocco angolare con le due facce a vista istoriate. Simboli emblematici. Augusto. Il Capricorno. Un aratro… vi è venuta un pò di curiosità? Una ricerca che ha dato immensa soddisfazione riuscendo ad essere accettata e pubblicata anche sul Cambridge Journal of Archaeology!

E anche questo, ossia la possibilità di apprezzare ancora oggi l’allineamento del sole sul Kardo Maximus nelle giornate tra il 21 ed il 24 dicembre, è un’ottima motivazione di turismo archeoastronomico, quindi… venite ad Aosta!

3. Polemiche, troll, flame sono parte integrante del mondo social (purtroppo). Hai avuto esperienze dirette e come te la sei cavata?

Fortunatamente fino ad ora non ne ho avuta esperienza.. almeno sul mio blog! Altrove sì, e rispondo sempre con garbo ed educazione. Mai lasciare critiche sospese… Quanto al mio blog, invece, diciamo che si tenta di offuscarlo con l’indifferenza… ma io persevero! Ma sì, diciamo che il mio archeo blog è, appunto, “mio” e per alcuni questo non consentirebbe di diffondere contenuti prodotti da enti pubblici… ma siamo alla follia!

4. Cosa ti ha spinto a creare il tuo blog? Raccontaci la tua backstory!

L’ho già detto prima. La voglia e la passione di comunicare contenuti apparentemente non alla portata di tutti “traducendoli” in un linguaggio più immediato e quotidiano facendo venir voglia di viaggiare per venire a vedere il nostro patrimonio dal vivo. E anche perché qui da noi spesso (troppo spesso, ahimé) l’archeologia è vista come “spesa inutile”, come “fumo negli occhi” da un’opinione pubblica stanca di lavori lunghissimi, di blocchi della circolazione, di “buchi per strada” ecc… quindi vorrei, assai ambiziosamente, riaccendere interesse positivo insomma.

Ma non mi occupo solo di Valle d’Aosta, sia chiaro! Io mi muovo preferibilmente in contesto alpino nord-occidentale… Roma sulle Alpi, direi! Con alcune spigolature in Francia (mia terra d’elezione) e Svizzera. Ha riscosso un buon successo di pubblico la serie di quest’estate dedicata alle “Auguste” intorno a noi, ad esempio! Questo, molto probabilmente, si deve al fatto di essermi laureata in “Archeologia delle Province romane”..

Protagonista principale però è la Valle d’Aosta dove questo genere di comunicazione archeologica è ancora sostanzialmente “nuova”, comunque poco utilizzata e poco percepita, per quanto sia utile ed efficace così come facile da veicolare! Servirebbe solo un pizzico di visibilità in più…

5. Consigli per aspiranti archeoblogger: DOs and DONTs dell’archeoblogging secondo te.

Il mondo dell’archeologia è vastissimo. Una multidisciplinarietà immensa che può consentire di scrivere pagine e pagine cercando di far conoscere sempre meglio questa materia così ricca e affascinante. Quindi, fatevi sotto!

Siate entusiasti; appassionati e appassionanti! Siate curiosi ed incuriosenti. Siate motivati e motivanti! Metteteci del vostro, abbiate un vostro stile, un vostro colore. Non limitatevi a descrivere un sito, una mostra, un museo credendo che più si è accademici e meglio è! parlate come se foste al bar, al supermercato. Parlate come se doveste convincere un vostro amico ad andare a visitare un luogo o a fare un viaggio… I notiziari di scavo, i bollettini, gli atti di convegno.. sono altra cosa e hanno altre sedi, altri destinatari, altre occasioni. liebster-award-main

Ringrazio nuovamente per la graditissima nomination e… Buon lavoro a tutti!

 

Stella

 

 

 

Una AUGUSTA “per BENE”. L’Augusta dei Bagienni in provincia di Cuneo

Ed eccoci nuovamente pronti a partire col trolley o con lo zaino in spalla… oppure, semplicemente, con la fantasia e l’immaginazione. Quello che vi propongo oggi è un viaggio breve, un’idea per una domenica oppure, vista la zona, per un fine settimana in cui coniugare archeologia e gusto! Eh sì, siamo nel triangolo “Fossano-Alba-Bra”, terra di delizie, di ottimi vini, di carni succulente, di funghi e tartufi! Quindi, fate come ho fatto io: una bella gita autunnale di un paio di giorni a… Bene Vagienna! O meglio, ad AUGUSTA BAGIENNORUM!

Da Aosta a Bene Vagienna (Via Michelin)
Da Aosta a Bene Vagienna (Via Michelin)

In poco più di 2 ore d’auto sarete in questa sorprendente cittadina tutta rossa di cotto, scrigno di raffinate dimore medievali e barocche, poetica e appartata nelle sue infilate di portici ad arco ribassato. Una cittadina sorta nel Medioevo col nome di Bene, cui nel 1862 venne aggiunto Vagienna, a ricordo e omaggio al suo bimillenario passato. Già, perché l’insediamento medievale si trova in un luogo diverso da quello che vide l’imperatore Ottaviano Augusto fondare la “sua “Augusta…

Bene Vagienna - porticati
Scorcio dei porticati del centro di Bene Vagienna

Se volete trovare le vestigia del municipium augusteo, allora dovete recarvi in località Roncaglia, ad appena 4 km fuori dal centro cittadino verso nord-est. Zona di campi aperti, di stradelle chiare, di cascine in mattoni e piccoli campanili sparsi. Eppure, sotto questa parvenza di contadina sobrietà, si celano i resti di una gloriosa colonia di veterani, fondata, come la “nostra” Aosta, nel 25 a.C. e, stando a recenti studi condotti dal prof. Piero Barale, come Augusta Praetoria, orientata al sorgere del sole al solstizio d’inverno. L’ideologia augustea che ritorna, anche qui, a manifestarsi nel templum celeste, in un momento dell’anno astronomico ben specifico, simbolo di rinnovamento e novità e in una costellazione emblematica dell’imperatore fondatore: quella del Capricorno. Per la scoperta dell’orientamento astronomico di Augusta Praetoria (fatta da chi scrive e dal Prof. Giulio Magli) vi segnalo questo link.

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Quando si arriva all’area archeologica, in prossimità della graziosa chiesetta campestre di San Pietro, una passerella in legno (percorribile o a piedi o in bici) accompagna il visitatore nel suo progressivo addentrarsi nello spazio (antico) e nel tempo, risalendo a oltre 2000 anni fa. Da una parte i resti delle antiche mura, ben restaurati e accessoriati di utile pannellistica bilingue in italiano ed inglese; dall’altra erbe e spesso canneti alti quanto te. Ti senti in aperta campagna, ma sai che a poche spanne sotto i tuoi piedi dorme la Storia.

Qui, tra il Tanaro e la pianura Padana, lungo antiche vie dirette ai valichi di confine con le Gallie, così come verso il non distante mar Ligure; qui, non lontano dall’antica Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo) dove veniva esatta la Quadragesima Galliarum prima di inerpicarsi verso i colli alpini occidentali, sorse Julia Augusta Bagiennorum. Sorse nel luogo dove già doveva svilupparsi l’antico oppidum dei Liguri Bagienni, presumibilmente denominato “Bennae” o “Baginna“, probabiklmente risalente alla seconda Età del Ferro. Coi Bagienni non sembra vi siano stati scontri o guerriglie, ma prevalse l’interesse economico di entrambe le parti nell’avere la possibilità, grazie a questa nuova fondazione, di veder incrementare i traffici commerciali.

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Citata dall’incontenibile enciclopedista Plinio il Vecchio, è però frutto dell’attività di ricerca e dell’entusiasmo di due studiosi locali, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta, tra la fine dell’Ottocento ed il 1925, l’individuazione della sua esatta ubicazione: la fertile piana della Roncaglia, appunto. Inoltre, dal 1993, a seguito della Legge Regionale di costituzione dei Parchi Naturali, l’area archeologica di Augusta Bagiennorum  è diventata Riserva Naturale Speciale e fa parte del Parco Naturale del Marguareis. Perciò vedete come l’interesse storico-archeologico si abbini a quello paesaggistico e naturalistico, un pò come succede al ponte-acquedotto romano di Pont d’Ael (all’imbocco della Valle di Cogne), dove questo straordinario capolavoro di ingegneria idraulica antica si inserisce in un’Area naturalistica protetta dove vivono ben 96 specie diverse di farfalle! #DaVedere!

Ma non divaghiamo e concentriamoci su Augusta Bagiennorum.

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Planimetria generale dell’area archeologica (da “Augusta Bagiennorum” a cura di C. Preacco)

Gli archeologi hanno individuato il Cardine Massimo e un tratto affidabile del Decumano Massimo; al loro incrocio sorgono i resti dell’antico foro,  riportato alla luce con gli scavi effettuati nel 1941 (poi ricoperti), che hanno rivelato un fondo selciato e un portico che incorniciava i due lati lunghi e su cui si affacciavano alcuni locali intonacati, probabilmente identificabili con botteghe e uffici a conferma della funzione anche commerciale del complesso stesso; il complesso presenta una forma molto allungata, dominato sul lato breve di nord-ovest, da un tempio su alto podio incorniciato da una scenografica porticus triplex, identificabile probabilmente come Capitolium. Sul lato opposto sarebbe attestata la presenza della basilica, fabbricato a tre navate dove si amministrava la giustizia, considerato uno dei rari esempi dell’Italia settentrionale seppure di non facile ricostruzione planimetrica.

Il foro risultava quindi diviso in due aree dal tracciato del Decumano Massimo: una civile, con funzioni politiche, amministrative ed economiche nel settore meridionale ed una religiosa in quello settentrionale, ad ulteriore evidenza di scelte urbanistiche non casuali ma derivate da una precisa pianificazione. Come vedete un’altra stringente analogia col foro di Aosta, sebbene l’esempio aostano vedesse la presenza di una coppia di templi gemelli e, al di sotto del porticato superiore, di un maestoso criptoportico. Come già detto, ad Aosta occorre ancora individuare con certezza la basilica che, però, parrebbe svilupparsi sul lato lungo occidentale, quindi tra le attuali Via Lostan e Via Croce di Città.

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Ricostruzione del foro (disegno di F. Corni)

A nord del foro, cui era collegato in un unico complesso monumentale tramite un largo viale, si colloca il teatro, unico edificio di Augusta Bagiennorum, unitamente all’annesso “tempio minore”, oggi pienamente visibile. Costruito in epoca augustea (I sec. d.C.) interamente fuori terra, poteva ospitare circa 3000 spettatori andando ad occupare due insulae vicine: una per la cavea ed una per l’edificio scenico (composto dal palco, dalla scaenae frons alle sue spalle e dagli ambienti di servizio retrostanti). Completano il quadro numerosissimi frammenti di decorazioni scultoree in marmo colorato, cosa che fa immaginare quanto dovesse essere ricco e ricercato l’interno dell’edificio scenico (un pò come accade anche ad Aosta).

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L’area del teatro e del cosiddetto “tempietto minore” divenuto chiesa romanica (da Il Giornale dell’Arte)

Dietro alla scena, larga circa 40 m, si apriva una piazza porticata quadrata di quasi 70 m di lato, che collegava la struttura con il centro cittadino. Tale struttura è identificabile con la porticus post scaenam, con funzione di “foyer” e di riparo per gli spettatori ed al cui interno si elevava un secondo tempio, forse un semplice sacello, più piccolo di quello forense, e per questo definito “tempio minore”, di incerta attribuzione, anche se la connessione con il teatro ha indotto ad ipotizzare che fosse dedicato a Dioniso.

Proprio questo tempietto venne adibito, tra IV e V sec. d.C., a luogo di culto cristiano che, successivamente nel X sec. d.C., divenne una vera e propria chiesa a tre navate absidate, in passato identificata come Pieve di Santa Maria di Bene (ma tale intitolazione risulta  ancora sub iudice).

Al di fuori della cinta urbana sorge l’anfiteatro, realizzato a metà del I d.C. (e confrontabile con l’esemplare di Libarna (AL), di cui oggi sono apprezzabili i resti della porzione occidentale. Nei pressi sorge oggi un orto “alla romana”: un progetto storico-botanico ispirato alla tradizione romana dei giardini con scopo utilitaristico del I-II secolo a.C., dedicati alla coltivazione di ortaggi, frutta ed erbe aromatiche, utili per la vita domestica della casa. Il centro dell’antica arena, invece, è ancora occupato da campi coltivati e dalla Cascina Ellena (sì, con 2 “L”).

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La passerella intorno ai resti dell’anfiteatro

Significativi anche i resti del poderoso acquedotto (contro i quali si appoggia la chiesetta di San Pietro già citata), di cui si è ritrovato un tratto di circa 2 km, per metà interrato, proveniente da sud-est e quindi, probabilmente, alimentato dal fiume Stura. Si può apprezzare un tratto del muro di sostegno della lunghezza di oltre 1 km e della larghezza media di 1,5 m, che corre su contrafforti con direzione nord-sud. Al termine della condotta è stato rinvenuto anche l’antico castellum aquae, una sorta di cisterna generale, da cui si dipartivano i diversi collettori secondari con tubature in piombo dirette ad alimentare le diverse zone della città.

A ciò si deve aggiungere l’individuazione della rete fognaria, sviluppata per almeno 250 metri, dalla quale si è potuti risalire anche al sistema viario urbano, articolato in strade principali e secondarie.

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Una delle sale del MAB di Bene Vagienna

Non si può lasciare Bene Vagienna senza aver completato la visita dell’antica Augusta Bagiennorum con quella al ricco Museo Archeologico locale, istituito agli inizi del Novecento dalla coppia di studiosi Assandria e Vacchetta, nelle preziose sale settecentesche del Palazzo Lucerna di Rorà. Il Museo raccoglie unicamente ciò che proviene dal sito e ne fornisce una panoramica completa e dettagliata. La ricchezza dei reperti aiuta ad immaginare come effettivamente dovevano essere edifici come il teatro o complessi monumentali come il foro, il cui tempio presentava al colmo del tetto una ricercata decorazione a palmette in cotto, o i cui portici dovevano rifulgere di statue onorarie in bronzo dorato e di marmi. A maggio 2016 è stato inoltre inaugurato il nuovo allestimento e le sale dedicate agli ateliers didattici. Ugualmente densa la sezione dedicata alle necropoli e alla ricostruzione della vita quotidiana.

Infine, per chi fosse interessato ad approfondire con una pubblicazione agile ma scientificamente seria ed affidabile, propongo di scaricare questo pdf.

Alla prossima!

Stella

Da Aosta a Autun, l’antica Augustodunum. La “fortezza di Augusto” nella verde Borgogna

Eccoci qui con il nostro secondo appuntamento dedicato alle “Aoste” dell’impero romano. Oggi faremo un viaggio di poco più di 4 ore alla volta della bella città francese di Autun, nel dipartimento Saône-et-Loire, regione della Borgogna.

Opzioni di viaggio da Aosta ad Autun (da www.viamichelin.it)
Opzioni di viaggio da Aosta ad Autun (da http://www.viamichelin.it)

Augustodunum, dicevamo. Toponimo in cui si fondono il nome di Ottaviano Augusto e la parola gallica dunum, ossia “fortezza”. Ci troviamo nel territorio dei Galli Haedui che, a differenza di molti popoli loro vicini, sin da subito, si mostrarono amici e alleati di Roma.

La posizione strategica e commerciale degli Edui era eccellente: controllavano, infatti, le vie che uniscono il bacino della Loira con quello della Saône da una parte, con quello della Senna dall’altra; le comunicazioni più comode fra nord e sud, fra Mediterraneo e Oceano, passano attraverso la Borgogna, che era proprio il loro paese. Erano quindi invidiati dai popoli vicini. Quando i Romani ebbero fondato in Gallia la provincia della Gallia Narbonese e vinto il re arverno Bituito, trovarono facilmente negli Edui degli alleati (121 a. C.), cui conferirono il titolo eccezionale di “fratelli e consanguinei del popolo romano”. L’alleanza servì sommamente gli interessi politici e commerciali di Roma, e diede d’altra parte agli Edui il primo posto fra i popoli della Gallia.

Tuttavia, nel 52 a.C. quando l’intera Gallia insorse contro Cesare, anche loro decisero di schierarsi contro Roma. Il loro centro di riferimento, il loro oppidum, era poco distante da dove poi verrà fondata la nuova colonia romana. Si tratta di Bibracte, luogo avvolto nel mito dove ancora oggi riecheggia il clangore delle armi e lo strepito delle battaglie tra Galli e Romani. Oggi il sito, in località Saint-Léger-du-Mont-Beuvray (e si noti come l’antico toponimo di Bibracte si sia francesizzato in Beuvray, “cristianizzandosi” sotto la tutela del burgundo San Leodegario!), è una vasta area archeologica super attrezzata dotata di un museo davvero ricco, interessante, ben strutturato, di moderna concezione e parecchio coinvolgente!.

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L’intera zona visitabile è talmente ampia che si può decidere di visitarla a piedi con belle passeggiate lungo i sentieri boscosi punteggiati di tappe emblematiche, oppure con comode navette ecologiche.

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Ci troviamo nel cuore della Gallia celtica, nel territorio che diverrà la provincia della Lugdunense, “la più gallica delle Gallie”, orbitante intorno all’importante centro nevralgico di Lugdunum (Lione), capitale politica, economica e religiosa, sede del sacro altare delle Tres Galliae (La Lugdunense, appunto, la Comata e la Belgica).

Era all’incirca il 15 a.C. quando Ottaviano Augusto decise di sfruttare questa posizione strategica fondando la colonia di Augustodunum.

Ricostruzione acquarellata da Golvin
Ricostruzione acquarellata da Golvin

Una cinta muraria poderosa e monumentale, lunga quasi 6 km e conservatasi per oltre i 2/3 del suo perimetro originale ci accoglie con le sue aggettanti torri circolari e l’altezza dei suoi bastioni.

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Delle 4 porte urbiche originarie se ne conservano solo 2: la Porte d’Arroux, all’estremità nord del Kardo, e la Porte Saint André, sita all’ingresso est della città. Assai simili tra di loro, presentano entrambe quattro fornici: 2 più grandi, centrali, per i veicoli, e altrettante, ma più piccole, laterali, per i pedoni.

La Porte d'Arroux (lato sud) - S. Bertarione
La Porte d’Arroux (lato sud) – S. Bertarione
La Porte Saint-André (lato ovest) - S. Bertarione
La Porte Saint-André (lato ovest) – S. Bertarione

Il centro cittadino è ammaliante, ma soprattutto in virtù delle splendide testimonianze di un Medioevo dorato. Imperdibile gioiello cluniacense è la cattedrale di Saint-Lazare, costruita tra 1120 e 1130, annunciata e dominata dall’altissima cuspide quattrocentesca del campanile.

La cattedrale di Autun (S. Bertarione)
La cattedrale di Autun (S. Bertarione)

Ma torniamo, per non uscire di tema, alla città augustea. Un’area urbana totale decisamente estesa, pari a circa 200 ettari (!!), e disposta su ripiani terrazzati. Una forma a losanga, quindi irregolare, dovuta alla presenza di numerosi corsi d’acqua, molti dei quali oggi non più visibili.

Coi suoi 148 metri di diametro il teatro romano di Augustodunum, costruito intorno agli anni 70 del I secolo d.C., si presenta come il più grande di tutta la Gallia romana. Si pensa potesse ospitare circa 20.000 spettatori nelle sue ampie gradinate; alle spalle del palco si ergeva una scaenae frons alta oltre 30 metri. L’intera struttura venne utilizzata nei secoli come cava di materiale lapideo e, di conseguenza, oggi ci si può accomodare su quanto resta della cavea godendo, tuttavia, di un panorama spettacolare sulla campagna circostante. Accanto al teatro doveva sorgere l’anfiteatro (quindi un vero e proprio quartiere degli spettacoli, come ad Aosta), del quale però non resta davvero nulla…

Il grande teatro romano di Autun (S. Bertarione)
Il grande teatro romano di Autun (S. Bertarione)

Si affaccia sul teatro un’abitazione davvero strana: è la Maison des Caves Joyaux (ma guarda un pò!) le cui facciate sono letteralmente ricoperte di stele funerarie, epigrafi e busti di epoca romana provenienti sia dal vicino edificio teatrale che dalle necropoli circostanti! Costruita nel XIX secolo, era la casa del custode incaricato di sorvegliare la zona durante gli scavi; divenne poi il primo museo lapidario della città. Oggi è una dimora privata ma ricoperta di pezzi decisamente notevoli!

Uscendo poi dalla città seguendo le antiche arterie di traffico romane, in direzione sud, si raggiunge il piccolo villaggio di Couhard, sorto su una delle più importanti aree funerarie di epoca imperiale. La strada è in leggera ma costante salita; giunti nel punto più elevato dell’antica area necropolare, ci si trova davanti ad una piramide, nota come “pierre (o pyramide) de Couhard”.

Io ai piedi della piramide di Couhard
Io ai piedi della piramide di Couhard

Dunque, di cosa si tratta? Naturalmente, e lo si vede assai bene, non è un monumento nato e pensato come piramide, ma la forma piramidale è dovuta al suo progressivo decadimento, smantellamento, erosione. Alta in origine circa 30 metri e con base quadrata di 10,50 metri di lato, doveva essere rivestita di grossi blocchi di calcare bianco. Ciò che oggi si vede non è che il “torsolo”, il nucleo di una struttura scomparsa, forse assimilabile ad una tomba-mausoleo di proporzioni monumentali. Vedete quel foro sulla destra? Bene, quello è l’esito di un “sondaggio” effettuato alla metà del XVII secolo per verificare la presenza di una camera funeraria che… non c’è! Non è quindi una tomba vera e propria, bensì quel che si definisce un cenotafio. Una sepoltura simbolica, evocativa, celebrativa, a ricordo solenne di qualcuno di molto importante ma il cui corpo non giace lì. Una sorta di memoriale, per intenderci.

Tuttavia, il ritrovamento di un medaglione riportante la scritta “Gloria Aedorum druidumque” (“a gloria dei druidi Edui”) ha portato a supporre che fosse destinato a celebrare un personaggio in particolare, il druido Diviciaco, l’unico storicamente attestato dalle fonti. E’ noto infatti che lo stesso Giulio Cesare intrattenesse rapporti frequenti con lui, famoso per le raffinate doti diplomatiche. Si sa inoltre che Diviziaco ha sempre appoggiato l’alleanza con Roma da cui chiese aiuto anche contro i Germani. Ne parla persino Cicerone che lo ebbe ospite nella sua villa e che lo definisce come appartenete contemporaneamente alla classe sacerdotale e guerriera. Un druido, appunto.

Nel 1960 durante dei lavori di consolidamento alla base della piramide venne portata alla alla luce una tavoletta in piombo, datata al II secolo d.C., riportante delle invocazioni malefiche redatte in latino e in greco. Una “tavoletta magica” purtroppo non meglio identificata. All’esterno di nota una “X” (per alcuni una croce), mentre sulla faccia interna compaiono tre liste di nomi; si presume siano nomi di divinità uniti a formule o preghiere. La tavoletta è visibile al Musée Rolin, in città.

Sottolineo solo che da qui, dall’altura della piramide, guardando verso nord, losguardo corre all’orizzonte, supera Autun e in cosa si imbatte? Nel Mont Beuvray, Bibracte. Esiste quindi un rapporto, una sorta di dialogo visivo e simbolico con la città “perduta” degli Edui.

E per continuare col sacro, rechiamoci dalla parte opposta del suburbio autunnois, nel quartiere cosiddetto della Genetoye, dove emerge, in tutta la sua imponenza, il “Tempio di Giano”.

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La prima cosa che colpisce è questo torrione, questo enorme parallelepipedo di mattoni che tutto potrebbe sembrare fuorché un tempio. Innanzitutto va precisato che trattasi di “fanum, ossia di una tipologia di tempio non proprio romano, ma di concezione gallica. Bisogna immaginarsi questa torre circondata da un porticato; un santuario dunque a pianta centrale. Una cella ombelicale dal soffitto molto alto e illuminata da grandi finestre. Sicuramente il dialogo col cielo rappresentava una parte assai importante.

Piante di fase dagli atti della Journée de l'Archéologie di Autun, 2015
Piante di fase dagli atti della Journée de l’Archéologie di Autun, 2015

L’intitolazione a Giano si deve unicamente ad una interpretazione (forse maldestra o ingenua) del toponimo Génétoye, tuttavia non è ancora certo quale fosse la divinità qui venerata. Scavi recenti hanno pertanto individuato tracce attribuibili ad un luogo di culto databile alla seconda Età del Ferro (III-I sec. a.C.) con una continuità di utilizzo perdurata fino al IV secolo d.C.

Vorrei infine concludere consigliandovi una visita al Musée Rolin, situato nella nobile dimora quattrocentesca di Nicolas Rolin, ricco e munifico cancelliere dei Duchi di Borgogna. Le collezioni sono ricche e variegate: dall’epoca gallo-romana fino agli splendori romanici (da non perdere il video sul grande portale della cattedrale!), per concludersi con un’abbagliante collezione di dipinti e sculture rinascimentali.

Augustodunum, la “fortezza di Augusto”, antica città alleata e amica di Roma. La “Aosta” di Borgogna vi aspetta per incantarvi con le sue atmosfere e coi suoi tesori.

Bene, che dire di più? Si parte per Autun?

Stella